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Un gruppo di bambine di nazionalità diversa, a Idrisia, paese della Sicilia orientale, trasporta nottetempo bisacce di farina fin dentro il cono di un vulcano spento. Lì, nelle viscere della terra, ci sono i panettieri occupati a impastare il pane fragrante che, all'alba, le fornarine porteranno in ogni angolo delle terre di Idrisia. Bonaviri rievoca così le radici ancestrali della propria memoria siciliana, sviluppando una narrazione cruda e dolente che si dipana nella storia di Silvinia, la più bella e gentile delle fornarine, scomparsa, forse in mare, o forse rapita durante una festa sul litorale. Ma ogni desolazione è comunque riscattata dall'umorismo di Bonaviri, ora ilare e giocoso, ora nero, ma sempre avvolto nella luminosità di una lingua simile a certe nuvole cavalcate, in primavera, da un sole iridescente.