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Questo è uno scritto giovanile di Nietzsche: si tratta della prima riflessione teoretica, autonoma e compiuta, del filosofo; egli stesso lo designò nel 1884 come un pro memoria in cui fosse già stato espresso, e in maniera più ardita che nelle opere edite, il proprio modo di pensare. Il testo espone una concezione metaforica della realtà, intesa prospettivisticamente come risultato, sempre in corso di rielaborazione, dell'originaria facoltà metaforizzatrice dell'uomo, capace di creare immagini, suoni, parole, persino i concetti più astratti e lontani dalla vita. Si preannuncia quella svolta radicale nel pensiero occidentale operata da Nietzsche nelle sue più note opere successive. Lo scritto viene affiancato da un altro a esso strettamente connesso e di pochi mesi precedente, "Sul pathos della verità" .