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Molti dei cinquanta poemi in prosa che tra il 1855 e il 1866 Baudelaire andò pubblicando in sedi disparate subirono modificazioni rilevanti dalla prima redazione all'ultima, talvolta nelle dimensioni fisiche, altre volte con sovvertimenti radicali del significato complessivo e dell'orizzonte ideologico implicato. Questa edizione, rivolta a un pubblico attento non solo alla configurazione finale delle opere letterarie, ma anche al loro costruirsi, è la prima in Italia che renda visibile, nella sua linearità, l'intero ciclo elaborativo, le cui fasi dipesero in parte dall'evoluzione dell'estetica del poeta, in parte da un lavoro di ridistribuzione del materiale tematico fra testi considerati come tessere di un mosaico in corso di costruzione. La ricerca di un titolo unificatore e molteplici indicazioni esplicite nel suo epistolario testimoniano della volontà di comporre una raccolta organica, destinata a «fare da pendant alle Fleurs du Mal», un «libro singolare» inteso a iscrivere il prosaismo - in senso proprio e in senso figurato - nell'ordine della poesia, estraendo dalla realtà quotidiana più dimessa, più bizzarra, più crudele, la bellezza che poteva esservi racchiusa. Libro illuminato, nondimeno, da frequenti e multiformi epifanie dell'Ideale, fra le quali spiccano «l'architettura mobile delle nuvole» e la musica di Listz, i (fragili) sortilegi dell'amore e la malia di remote rive edeniche.