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La vicenda postunitaria dei dialetti è raccontata in genere come storia di una crisi definitiva imposta da decisioni politiche e dalla scuola, che avrebbe anche etichettato il dialetto come «malerba dialettale». Ma è questa l'unica ricostruzione possibile? In realtà, proprio dall'Unità in poi il dialetto ha conquistato nuovi spazi nella letteratura, nel teatro, nella canzone, nel cinema e perfino nei testi scolastici fascisti, mentre alla «malerba dialettale» accennò una volta sola, nel 1903, il critico letterario Pietro Mastri, infastidito dal clamoroso successo dei poeti dialettali. In alternativa alle idee correnti, in questo libro si osserva che i dialetti vanno in crisi all'epoca del boom economico, quando il mondo cambia radicalmente, con l'abbandono delle campagne, con le migrazioni interne e con il mutamento delle dinamiche comunicative tradizionali. Nonostante tutto, però, i dialetti sono ancora usati e conoscono anche una rinnovata fortuna. Nel frattempo, d'altra parte, Internet alimenta nuovi stereotipi, a cominciare dalla confusione tra la nozione di dialetto e quella angloamericana di dialect, e amplifica equivoci indirettamente determinati dall'UNESCO, con le sue semplificate classificazioni geografiche, che in modo improprio sono intese dal "popolo della rete" come riconoscimenti ufficiali.