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In che modo la condizione di lavoro, in particolare quello subordinato, ha assunto una posizione tanto centrale nei nostri modelli di cittadinanza e sistemi di riconoscimento sociale? Quali processi hanno fatto sì che la figura del cittadino-lavoratore sia divenuta l'asse intorno a cui pensare la soggettività contemporanea? Il libro affronta questi interrogativi considerando la Francia postrivoluzionaria investita dall'emergere della questione sociale, e indaga la costruzione di una soggettività del lavoro sviluppando un originale intreccio fra la dimensione delle istituzioni politiche e quella dei movimenti sociali. Emergono così tre nodi principali. Il modo in cui il liberalismo francese, impegnato a tradurre per la prima volta la teoria liberale in attività di governo, affronta la questione sociale e il problema delle politiche atte a disattivarne il potenziale disgregativo. Il ruolo delle nascenti scienze sociali, che fanno del pauperismo il proprio primo oggetto specifico, mettendovi progressivamente a fuoco la condizione salariale quale campo di sapere e di pionieristiche misure di welfare. E quel processo di soggettivazione del lavoro che si chiamerà "movimento operaio", di cui il volume ricostruisce la genesi, evidenziando il ruolo dei linguaggi politici e delle rappresentazioni sociali nella formazione di un discorso socialista.