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Il libro indaga sulla presenza più o meno occulta di temi gnostici nella poesia europea contemporanea, in particolare in quella italiana. Profondi rapporti intercorrono infatti tra il moderno nichilismo e il movimento gnostico cristiano: in entrambi i casi la percezione di un cosmo dal quale è svanito il Logos immanente, e nel quale di conseguenza l'uomo non trova più il suo posto, approda a una visione dualistica in cui mondo e Dio, mondo e uomo finiscono per opporsi in maniera irriducibile. Di qui nasce quella che Paul Valéry ha chiamato la «poesia assoluta», una poesia intesa come «forma pura», quasi sospesa sul vuoto, geroglifico che trova solo in se stesso la sua decifrazione. Francesco Zambon ha tentato qui di ricostruire la mappa, sia pure frammentaria, di questo territorio o orizzonte comune ad alcuni dei più grandi poeti contemporanei: Pascoli, Montale, Pessoa, Cristina Campo, Zanzotto, Ceronetti. Se la Sophia - l'ordine o il senso perduti - è morta, possono esserne conservati memoria e culto nel solo luogo in cui essa ormai dimora, se da qualche parte dimora: nella letteratura, nell'elegia che la commemora dopo che è scesa la notte nel mondo.