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Sin da Aristotele, non tanto il linguaggio, quanto il nesso di etica, politica e linguaggio è stato considerato come il "salto", la "novità categoriale" che rende l'uomo unico rispetto alle altre specie animali. Più di recente, un pensatore come Gramsci ha rilevato che compito della politica è di perseguire non il potere, ma la reciprocità tra governanti e governati quale condizione per lo sviluppo integrale della cognizione umana. Alla luce di tali principi, in questo sintetico volume si illustrano schemi e teorie volti ad arricchire l'etica della comunicazione, intesa, come ai suoi esordi, non come etica applicata ma come riflessione pratica, e si riconsiderano strumenti d'azione come i partiti, la cui decadenza ha accresciuto le diseguaglianze di potere, che possono essere colmate battendo non solo il populismo rabbioso ma anche le élite arroganti.