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Negli ultimi due decenni gli spettatori di serie televisive si sono abituati alla presenza di un nuovo genere di protagonista, certamente non tradizionale. Si tratta di personaggi spesso asociali, antipatici, cattivi e moralmente discutibili che vengono definiti genericamente antieroi. Ma perché ci appassioniamo alle vicende di Tony Soprano, di Dexter Morgan, di Walter White o di Ciro Di Marzio? Attraverso quali meccanismi gli sceneggiatori ci portano ad accettare e spesso a giustificare le loro azioni criminali o comunque eticamente scorrette? Una questione la cui risposta coinvolge le relazioni tra etica ed estetica, tra narratologia e semiotica, tra Cognitive Media Theory e Television Studies. Il volume definisce in primo luogo le peculiarità delle diverse tipologie di protagonista antieroico, delle sue diverse sfumature e caratterizzazioni, per poi esplorare il panorama degli studi dedicati all'argomento dei rough heroes, di quegli eroi che sono dei "duri", degli "amabili cattivi". Le teorie illustrate sono inoltre messe alla prova applicandole ad alcune produzioni della recente serialità televisiva italiana, come L'ispettore Coliandro, Romanzo criminale. La serie e il discusso Gomorra. La serie.