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La storiografìa siciliana cade spesso in una tentazione "siculo-centrica", viziata dalla rivendicazione dell'unicità dell'esperienza storica dell'isola, dallo spettro delle famigerate "dominazioni straniere", nonché dall'ambivalente giudizio sulla sua classe dirigente e le sue istituzioni, ora baluardo delle libertates del Regnum Siciliae contro sovrani dispotici o in frangenti di anarchia politica, ora ostacolo a tutti i tentativi di modernizzazione. Il volume propone invece un'analisi di più ampio respiro storico e storiografico attraverso la ricostruzione della complessa articolazione della Chiesa siciliana nei primi due secoli dell'età moderna, quando essa è stata all'origine di continue controversie, caratterizzate dalla pluralità tanto degli attori coinvolti quanto dei livelli di conflitto: a livello locale, tra le giurisdizioni ecclesiastiche (e tra queste ultime e quelle secolari); a livello centro-periferia, tra le istituzioni del Regno di Sicilia e la corte di Madrid; a livello centrale, tra il sovrano e il Consiglio d'Italia; a livello internazionale, tra il governo spagnolo e la Santa Sede. Insomma né "misero" né "splendido isolamento".