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In Italia le istituzioni sembrano guidate da una concezione "meccanicistica" delle regole: ne esiste sempre una per qualunque problema ed essa deve mirare a risolverlo direttamente; perciò, si producono molte più regole del necessario (le quali, a loro volta, alimentano una burocrazia sovrabbondante). Il tutto è responsabile di uno spreco di energie umane. Il punto cruciale è che le regole, sia a livello centrale sia a livello locale, non devono e non possono determinare tutte le soluzioni; possono piuttosto - definendo più stabilmente sfere individuali protette e vietando solo esternalità negative specifiche - creare le opportunità perché individui e gruppi cerchino, creativamente, soluzioni contestualizzate. Non si tratta perciò di de-regolare, ma di regolare diversamente. Con particolare attenzione ai problemi della città e del territorio, il volume mostra come la "sostenibilità" e la "libertà" (intesa come opzione d'azione entro la cornice di un diritto che torni ad essere semplice, certo e imparziale) non siano affatto contrapposte.