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Trent'anni fa venne sdoganata in Italia la TV del dolore. Anzi, in quell'occasione, il paese fece scuola. Il 13 giugno del 1981 alle 7 del mattino, milioni di telespettatori italiani assisterono impotenti alla morte di Alfredino Rampi. Era giusto, non era giusto puntare le telecamere su un bambino che stava sprofondando in un buco? Di lì a poco, sarebbero state sconvolte tutte le nostre concezioni sul rapporto fra informazione e spettacolo. L'informazione ha cambiato volto, modalità di approccio alla notizia, dilata l'oggetto esplorato, abusa del diritto di cronaca. Esiste un limite sottile che separa informazione e intrattenimento ma troppo spesso viene varcato, alimentando una TV che sembra onnipotente.