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Mentre il re Teseo è assente per un empio viaggio agli Inferi, si consuma il dramma di Fedra, sua sposa infelice, innamorata del figliastro Ippolito. Alla passione irrefrenabile con cui la donna dichiarerà al giovane quale sia l'origine dei suoi sentimenti si contrapporrà una passione altrettanto radicale: è quella di Ippolito, ostinato nella chiusura al mondo e ai richiami di amore, prigioniero di una realtà naturale destinata a far strage di lui. Tragedia di un'infelicità femminile, in un perfetto gioco di simmetrie la "Fedra" di Seneca è anche un dramma arditamente al maschile, che va al cuore di un rapporto fallimentare tra padre e figlio: se Ippolito sfiderà la mostruosa creatura marina evocata da Teseo cercando di eguagliare le imprese paterne, tardiva sarà la risposta del re allorquando, davanti al cadavere del giovane, non gli resterà che ricomporre gli avanzi della propria esistenza nell'abbraccio dei poveri e scomposti resti del figlio.