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Concepito per un sovrano (Enrico Plantageneto il Giovane, morto prematuramente) e realizzato per un altro (l'imperatore Ottone IV di Brunswick), il libro degli "Otia imperialia", frutto di una gestazione durata trent'anni, racchiude il distillato delle esperienze e delle conoscenze di un autore dalla vita dinamica e dal temperamento curioso. Opera enciclopedica ma anche speculum principis, tocca gran parte dello scibile del suo tempo, dal campo storico a quello geografico ma anche religioso, politico, letterario e folclorico; e proprio la parte connessa alle tradizioni popolari, grosso modo circoscritta al terzo capitolo oggetto di questa traduzione, risulta essere la più innovativa per la propria epoca - per il ricorso ad una cultura alternativa e non canonica qual era quella orale - e la più interessante per il lettore moderno. Attingendo a piene mani al serbatoio del fantastico, del fabuloso, del leggendario e non discriminando tra sfera religiosa e sfera pagana, Gervasio di Tilbury evoca un mondo popolato da creature singolari per forma e poteri: santi dalle eccezionali virtù, esseri umani zoomorfi, animali con qualità umane, donne-serpente, fate, streghe, licantropi, folletti e fantasmi, tutto un creato parallelo e coesistente a quello reale e, soprattutto, percepito come non meno vero.