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Solitamente si pensa all'ermeneutica come ad una forma di relativismo. È veramente così? Questo volume prova a rileggere "Verità e metodo" a partire dall'ultima sezione, dedicata al linguaggio, con lo scopo di mostrare che il suo senso non è la riduzione dell'essere al linguaggio e, di conseguenza, della verità a storia. Alla base dell'ermeneutica, invece, sta il tentativo di ripensare l'essere, l'oggetto tradizionale della metafisica, a partire dall'esperienza del linguaggio e dalla sua valenza ontologica, perché il linguaggio stesso, dal suo interno, rimanda ad una dimensione differente e irriducibile ad ogni formulazione linguistica. Per questo non si giunge mai ad un'interpretazione ultima, e la storicità della comprensione non è da intendere in senso relativistico, ma come il luogo a partire dal quale ripensare il concetto di verità. La filosofia non è monologo non perché si debba cercare il dialogo a tutti i costi, bensì perché il dialogo è lo specchio della situazione in cui sempre il pensiero si trova a dover pensare e a fare "esperienza" nel suo significato autentico.