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Diceva Roland Barthes: "Il critico non può pretendere di tradurre l'opera, e in particolare di chiarirla, giacché nulla è più chiaro dell'opera. Egli può invece generare un certo senso, derivandolo da una forma che è l'opera". Qual è il "senso" della "Coscienza dimeno"? Questa edizione commentata del capolavoro dello scrittore triestino mira ad individuare i problemi linguistici e i rapporti con la psicologia e la psicanalisi; a definire gli aspetti ideologico-sociologici del romanzo; a stabilire i riferimenti col naturalismo e il positivismo, i nessi col darwinismo, con la filosofia tedesca; a collocare l'opera all'interno della narrativa italiana ed europea, a inserirla nell'ambito del decadentismo, a scandagliare i vari paralleli con Freud e con Joyce e Proust, Kafka e Musil, con l'ebraismo, con i modelli Leopardi, Schopenhauer, Nietzsche, con la cultura mitteleuropea e via dicendo, ovvero le sempre nuove sfaccettature che un testo come la "Coscienza", costruito sui limiti del possibile, continua (e continuerà) ancora a rivelare. Zeno, allora, quest'uomo sconosciuto inventato da Schmitz-Svevo, fuori da ogni canone letterario, unico e diverso nell'ambito della letteratura italiana, emerge con tutte le sue psico-patologie della vita quotidiana, tra colpe e innocenza, verità e bugie, nichilismo e fobie, perennemente in crisi, con le sue molteplici visioni e proiezioni, le sue negazioni e gli infiniti contrari.