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Primo letterato europeo, Petrarca fonda il proprio profilo di intellettuale e il proprio mito poetico ed esistenziale alla luce di un dialogo nuovo ed esclusivo con gli auctores, di cui tracce affascinanti rimangono nelle postille e nelle note di attenzione redatte sui volumi della sua biblioteca. La parola degli antichi, letta e "ruminata", si trasforma e assume vita nuova nelle creazioni originali della produzione petrarchesca: essa si configura a propria volta come cosmo testuale intessuto di miti, topoi, apparati verbali e formali da esaminare con armi esegetiche e da catturare in giochi combinatori sempre cangianti di tessiture letterarie (e iconografiche). Tale percorso giunge dall'Umanesimo fino ad autori come Foscolo e Leopardi che seppero indagare criticamente e far rivivere poeticamente la "mitopoiesi" petrarchesca. La "selva", infatti, fra le molteplici valenze allegoriche di cui si carica nel discorso letterario, ha, per gli umanisti, anche il senso del complesso intreccio del testo, in cui la parola letteraria, sempre evocativa, fa parte di un sistema, dialoga con altre voci in un gioco di rinvii allusivi e di distanze.