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La paura è una merce di lunga durata e di solida tradizione e il suo spaccio in chiave propagandistica viene da lontano: sul finire del Cinquecento iniziò a diffondersi in tutta Europa un particolare genere letterario, a metà strada fra il resoconto giornalistico e la narrazione fantastica. Il favore che aveva incontrato il "meraviglioso" medievale trovò nuova linfa celebrando feroci gesta criminali e riadattando in chiave lugubre e terrificante i sogni profetici, i prodigi celesti e le apparizioni di mostri, per trarne relazioni a stampa destinate ai ceti popolari delle città. Cronaca nera, "letteratura del patibolo", notizie di orribili prodigi e sconvolgenti catastrofi si riversarono in brevi storie di vasta diffusione ed efficace impatto, intessute di sogni e incubi che riflettevano le angosce di una realtà opprimente, ma che al tempo stesso finivano per trasformare i truci malviventi in ambigui paladini del crimine - eroi negativi in grado tuttavia di emanare un fascino contagioso -, "specchi" morali rovesciati, destinati a sorprendenti redenzioni sul patibolo.