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I sintagmi nominali costituiscono, assieme a quelli verbali, uno dei costituenti fondamentali dei nostri enunciati e delle lingue che vengono parlate in tutto il mondo. L'idea fondamentale sviluppata nel volume è che la funzione dei sintagmi nominali sia quella di riferirsi a oggetti, a qualcosa, mentre i sintagmi verbali hanno la funzione di dire qualcosa degli enti individuati dai sintagmi nominali. Tale idea, di per sé abbastanza intuitiva, ha finito per essere alquanto oscurata nell'ambito degli studi semantici, sia di stampo filosofico che linguistico, ove si nega che molti sintagmi nominali siano espressioni referenziali. Complice di questo "oscuramento" l'equiparazione dei determinanti (articoli, aggettivi) di tali sintagmi ai quantificatori della logica del calcolo dei predicati del primo ordine, o l'abituale inclinazione delle ricerche linguistiche a concentrarsi sulle strutture significanti senza rilevarne i ruoli semantici. L'autore critica le argomentazioni che vengono portate di solito a favore della non referenzialità dei sintagmi nominali e difende la tesi contraria. Particolarmente intricato in quest'ottica è il problema dei sintagmi nominali indefiniti la cui referenzialità non pare, almeno a prima vista, essere evidente. A essi viene dedicato ampio spazio nel volume. Spicca progressivamente il rinvio alle capacità inferenziali del parlante nel vaglio delle potenzialità semantiche delle espressioni nominali in contesto.