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Il volume indaga la presenza di temi secenteschi nell'opera ungarettiana riletta nell'orizzonte del cosiddette "neobarocco", vale a dire il ritorno all'arte e alla sensibilità barocche - da Michelangelo a Caravaggio, da Shakespeare a Góngora, da Tasso a Marino - che si manifesta nella cultura europea tra Otto e Novecento, a partire dal simbolismo. Si rivela così l'essenza intimamente barocca di motivi ungarettiani come la morte, l'estate devastatrice, il deserto, la sinuosità delle conchiglie, l'ossessione del nulla. Al tempo stesso si ridefinisce il rapporto complesso tra Barocco e Novecento, reinterpretato attraverso una poesia assillata dalla vertigine del baratro, a riflettere in modo originale l'inquietudine secentesca del l'assenza e del vuoto.