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A che scopo un nuovo lavoro su Heidegger? A che scopo in generale un nuovo libro? Queste due domande naufragano nella propria unificazione se solo si considera il carattere peculiare del filosofare heideggeriano: la fatticità di un costante movimento rovinante che vieta la stasi unicamente in quanto non-possibile. Esse sono oltre a ciò destinate a non poter ricevere risposta dal momento che partecipano esse stesse come domande, e solo in quanto domande, del materiale che pretendono di interrogare. È proprio al senso di questo materiale, non afferrabile in quanto pre-intenzionato, che si vuole alludere nel presente studio con ciò che si profila come una fatticità del senso. In un simile contesto, un riscontro postbiografico-editoriale, il fatto cioè che molti dei primicorsi universitari friburghesi tenuti dal filosofo -peraltro non oggetto tematico di questo studio - siano stati però gli ultimi ad essere pubblicati, si inserisce perfettamente nella rivoluzionaria concezione circolare che Heidegger ha del fenomeno del tempo, proponendosi così nel contempo come reperto fenomenico di ciò che come radicale Faktizität non può che sottrarsi a qualsivoglia intento definitorio.