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Le "Egloghe pescatorie" del napoletano Berardino Rota costituiscono uno dei primissimi esempi di egloghistica pescatoria in volgare della letteratura italiana. Iniziata nel 1533 e pubblicata solo ventisette anni dopo (ma l'edizione definitiva è del 1572), l'opera prende le mosse dalle note "Eclogae piscatoriae" del Sannazaro. Da quest'opera Rota non deriva soltanto lo spunto dell'ambientazione marina, ma anche la predominante cifra stilistica patetico-elegiaca, giungendo a costruire un libro di egloghe quanto mai sfaccettato, capace di passare dal gioco parodistico alla riflessione spirituale, dalla ricerca dell'effetto teatrale nei suoi estremi comici e tragici all'applicazione di un'ampia gamma di soluzioni metriche.