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A inizio Duecento comincia a circolare in Europa una buffa e irriverente leggenda su Aristotele: il maestro di Alessandro Magno, rimproverato l'allievo di trattenersi troppo con l'amata, si fa subito dopo sorprendere a quattro zampe con in groppa la donna. Il racconto ha un enorme fortuna e per almeno tre secoli la provocante immagine di Aristotele cavalcato adorna chiese, palazzi pubblici e privati, i margini dei manoscritti e i più svariati oggetti, a testimonianza della sua ambigua fascinazione. Se dal pulpito la disavventura del filosofo viene evocata come exemplum della malizia femminile, nei testi di ambito profano alla vena misogina si mescola la divertita considerazione sulla debolezza della carne e la vanità del sapere.