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Nel gennaio del 1905 Augusto Murri affrontava nelle sue lezioni il problema del metodo critico, dell'educazione della ragione al pensiero libero, senza idoli e preconcetti. Forse Murri cercava quello che, di queste lezioni, è il motivo conduttore, di per sé immune da ogni confine disciplinare: il "consiglio delle cose", la forza e il cammino del vero, l'esercizio di un pensiero critico mai dogmatico (nemmeno verso la scienza), dove Newton, Darwin e Pavlov convivono con Cicerone e Voltaire, con Platone e Montaigne. Riletti oggi, questi testi ben degni di un canone letterario ci ridanno il "gusto", come voleva Serra, di un'umanità dispiegata, di una Medicina vissuta come forma di umanesimo integrale.