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Motivi spesso attualissimi, figure meno note e note, si alternano in una galleria di luoghi comuni che si rinnovano e si ripresentano nei secoli, capaci sempre di accendere il riso. Ecco dunque la poesia misogina, l'invettiva della ridicola in ghingheri, i vituperia sempre eccessivi e smodati contro i nemici personali e politici. Feroci sono le tenzoni fra poeti, come quella attribuita a Dante contro Forse Donati, ma gustosissime anche quelle di Alberti contro Burchiello. Né mancano assaggi di poesia blasfema o omosessuale, o le satire contro parenti.