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A vent'anni dal crollo, d'improvviso riappaiono le Torri Gemelle. Il primo a vederle è Aaron, l'autista di un camion rosso e oro, sul paraurti un adesivo: «Salvate l'America da se stessa». Aaron le scorge dietro una curva della Highway 44, mentre viaggia sulla striscia d'asfalto che taglia l'orizzonte desolato del South Dakota. È lì che le Torri riappaiono, identiche a prima: non a New York, nel cuore di Manhattan, ma a margine del luogo che più di ogni altro rappresenta l'anima randagia degli Stati Uniti. La strada. Migliaia di persone accorrono, attratte dai due megaliti di vetro e cemento apparentemente deserti, e dalla musica che sembrano emanare, una canzone diversa per ciascuno. Più in alto, rinchiuso al novantatreesimo piano della Torre Sud, c'è Jesse Presley, il gemello nato morto di Elvis, ossessionato da una voce che è sua ma non gli appartiene. Quattrocento metri più in basso e mille chilometri più in là, i fratelli Parker e Zema corrono verso le Torri nel buio della notte, inseguiti dal lutto per un padre tenero e folle e dall'assenza di una madre lontana. Le loro storie si uniscono nel malinconico inventario delle voci d'America: "Shadowbahn" è un grande romanzo corale che unisce il canto degli schiavi e quello dei marinai, il canto d'amore e quello del commiato. Fra le Torri Gemelle, collocate sui versanti opposti di un abisso, le vite vere si confondono con le vite possibili e il passato recente converge in un futuro prossimo e abnorme. i fantasmi di JFK, Elvis e Andy Warhol incontrano gli spiriti degli ultimi vent'anni e di oltre un secolo fa, in una comunione spettrale che è il racconto epico di ieri e di domani: un viaggio lungo una strada d'ombra, come d'ombra è la scrittura di Steve Erickson, capace di catturare l'anima di un paese smarrito, in un tempo da ritrovare.