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Nel 2016 sulle coste europee sono sbarcati 300000 migranti; in 3574 casi si è trattato di minori. 3211 persone sono morte in mare. Nel 2013 il 97 per cento degli adolescenti boliviani ha subito un'incarcerazione preventiva; l'istanza di riforma per la giustizia minorile è in corso da dieci anni e deve ancora essere approvata. Il 31 marzo 2017 in Italia sono stati chiusi gli ultimi sei ospedali psichiatrici giudiziari - un «buco nero» aperto dal 1876. Migranti, minori, internati: è proprio dove la debolezza è maggiore che l'ingiustizia colpisce più duramente. L'urgenza dell'intervento, la responsabilità del cambiamento, l'esperienza della controinformazione: i saggi raccolti in "Contrastare la ferocia urbana. Migrazione, disuguaglianze e diritti negati", annuario 2017 del Centro studi sulla sofferenza urbana (Souq), sono un atto di consapevolezza critica che è, al tempo stesso, un forte j'accuse contro la demagogia della parola xenofoba e la demonizzazione dell'altro oggi universalmente adottata nel perseguire una malintesa «sicurezza». L'obiettivo è indagare la geografia delle migrazioni nella sua complessità economica, sociale, culturale, psicologica; capire come preservare l'identità specifica di ciascun individuo nonostante l'anonimato del numero; spostare l'attenzione mediatica sui più vulnerabili; promuovere una nuova affettività che superi il confine che separa la normalità dall'anormalità. Consapevoli che il dolore non si può esprimere con le statistiche, dobbiamo tentare di camminare su quel difficile percorso che Franco Basaglia chiamava «la lunga marcia attraverso le istituzioni», e che porta a una nuova definizione della sofferenza umana e a un modo più equo di contrastarla.