Tab Article
Opera decisiva nello sviluppo della cultura occidentale del secondo Novecento, "Antropologia strutturale" causò, al suo apparire nel 1958, una rivoluzione copernicana nel campo delle scienze sociali, e ancora oggi rappresenta uno spartiacque evidente nella riflessione sul linguaggio, la religione e il mito, l'arte, e soprattutto sul concetto di struttura: nella certezza che anche tra gli uomini esistano costanti universali, compito dell'antropologia è non solo ricercare la ragione di queste costanti, ma soprattutto sondare il sistema di regole inconsce che condizionano tutti i comportamenti umani. L'antropologo può essere allora accostato, come scrive Lévi-Strauss in una pagina rimasta celebre, a un astronomo, cui spetta di trovare un senso unico a configurazioni molto diverse, per ordine di grandezza e lontananza, da quelle immediatamente vicine all'osservatore. Esercizio di convinto, radicale prospettivismo, la ricerca antropologica - nel suo aspetto tanto di elaborazione teorica, quanto di indagine sul campo - sussume in sé linguistica, sociologia, etnologia, e analizza la vita sociale come un sistema in cui tutti gli aspetti sono organicamente connessi. A quasi cinquant'anni dalla prima pubblicazione italiana, il Saggiatore ripropone quest'opera capitale in cui Lévi-Strauss ha saputo coniugare la chiarezza di intenti e la forza affabulatoria dei grandi etnologi e mitografi del passato.