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Jean-Paul Sartre e Fernando Gerassi, pittore ebreo-turco, si conobbero in un caffè di Parigi. Si appassionarono alle battaglie culturali del loro tempo, misero in comune le esperienze intellettuali e artistiche, divennero grandi amici. Negli anni trenta in Europa si consolidava la stretta fascista. Fernando fece la sua scelta: andò in Spagna a difendere la Repubblica. Jean-Paul, dedito unicamente alla scrittura, l'arte con cui "nulla doveva interferire", rimase inerte e non si sporcò le mani. Quarant'anni dopo, Sartre, il filosofo dell'esistenzialismo, il celebre romanziere e il grande drammaturgo, la coscienza del Movimento studentesco e dei movimenti anticolonialisti, è seduto al tavolino di un altro bistrot parigino, insieme al figlio di Fernando, John Gerassi. Iniziano gli incontri e le conversazioni che daranno vita a questo libro. Sartre, davanti al giovane intellettuale americano e sotto l'influenza della figura ideale di Fernando, si apre, si confessa, si mette a nudo come mai era riuscito a fare. Racconta ironicamente l'infanzia ribelle, gli studi, le risse e la goliardia, la vita con Simone de Beauvoir e le avventure amorose "contingenti", le amicizie e le laceranti rotture, il consumo di allucinogeni, la lotta contro l'imperialismo americano, i dilemmi della decolonizzazione, il tardivo ripensamento sullo stalinismo, la fascinazione per la rivoluzione cubana e il maoismo, l'odio per de Gaulle e la speranza del Maggio '68.