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Il silenzio. L'unico amico certo, l'unico compagno fidato. L'arma più potente in mano agli agenti segreti. Il silenzio, la parola d'ordine dell'intelligence italiana. In un paese a sovranità limitata, che nel corso dei secoli ha affinato l'arte di sobillare, osservare e riferire al padrone di turno. E di congiurare. L'intelligence italiana moderna affonda le radici nelle corti del Rinascimento fiorentino e veneziano dove i massimi geni dell'arte e della cultura umanistica convivevano con agenti, spie e sicari. Lì, dove la sovranità era perennemente limitata, inizia a strutturarsi quella che sarà la fitta rete dei servizi segreti, assorbita dallo Stato solo centocinquant'anni fa. Una rete formata da ufficiali del Regio esercito, diplomatici, gentildonne, imprenditori di frontiera e di fortuna. Dalla circolare del 1855, con cui il generale Alfonso La Marmora fondava il primo nucleo del servizio segreto italiano presso l'Armata sarda, fino al 1945, anno in cui il SIM cessò di esistere come entità autonoma, il libro ripercorre le tappe di una storia d'Italia gloriosa e maledetta: le guerre coloniali, l'ingresso nei conflitti mondiali, l'avvento del fascismo, la calda estate del 1943 e infine le trasformazioni agli albori della Guerra fredda. Andrea Vento narra la storia di un'Italia nascosta. Tra episodi di eroismo, azioni di spionaggio e di controspionaggio in campo economico, militare, scientifico-tecnologico, si svelano abusi e crimini compiuti all'insegna della ragion di Stato.