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«Questa è una delle sensazioni maggiori dell'arrampicarsi: guardare giù, misurare il cammino percorso, sfidare la vertigine e sentirsi più forte di tutte quelle rocce, di tutto quel vuoto, di tutta quella morte.» L'alpinismo è sempre stato di casa a Trieste, città di mare che guarda alla montagna, patria di molti scalatori capaci di compiere imprese di rilevanza nazionale: Napoleone Cozzi fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, Emilio Comici negli anni Trenta ed Enzo Cozzolino fra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. In questo libro si raccontano le storie, le conquiste e le tragedie dei più grandi alpinisti triestini e la loro filosofia dell'alpinismo: una concezione a tutto tondo, a volte venata di un'aura borghese ed elitaria, che guarda con distacco il dilagare di una pratica sportiva di massa che punta al record e al clamore più che a un rapporto profondo con sé stessi e con la montagna.