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Guido Lopez, cronista di rango, si muove nella Storia tra documenti d'archivio e monumenti, tra manoscritti e opere leonardesche per consegnare al lettore un libro che è allo stesso tempo cronaca di un'epoca e ritratto di due uomini straordinari: Ludovico Maria Sforza, il Moro, e Leonardo da Vinci. Il primo incarna l'ambizione e il potere politico ed economico. Il secondo è la libertà, nell'opera e nella vita. I loro destini si incrociano a Milano sul confine di un'epoca che muore preannunciando un nuovo futuro. Il primo segno di Leonardo a Milano è datato 1482, e si trova sotto lo schizzo del padiglione e del labirinto di Isabella d'Aragona a Vigevano, l'ultimo è una lettera datata settembre 1513 in cui il maestro dà indicazioni per preparare la sua partenza dalla Lombardia martoriata da guerra ed epidemie. Trent'anni di storia milanese e lombarda su cui Leonardo ha lasciato il segno con dipinti, opere architettoniche civili e militari, ma anche ricerche di anatomia e macchine stupefacenti. Nella Lombardia del primo Cinquecento, pantagruelica e devastata, ci sono tornei e feste, carestie ed epidemie, artisti e scienziati, stampatori e astrologi, tre spose bambine e un duca senza corona. E le cronache di Lopez sembrano scritte in presa diretta, precise, divertenti, ricche di dettagli come la storia della Vergine delle rocce leonardesca e le travagliate vicende dell'Ultima cena dalla fine del Quattrocento a oggi che concludono questo libro.