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Porrajmos, "divoramento", è la parola con cui i nomadi designano il loro Olocausto, il sacrificio di migliaia di sinti, rom, kalé, inghiottiti dalla violenza nazista. Una tragedia che in questo racconto si mescola a un sogno, quello di un gruppo di piccoli detenuti, catturati con le loro famiglie dopo un'interminabile fuga, che cercano con la forza della disperazione e della fantasia di "far muovere il campo", di trasformare le baracche in cui sono rinchiusi nei carrozzoni di una carovana capace ancora di viaggiare. Al momento della verità, quando gli aguzzini decidono di "liquidare" il settore in cui sono rinchiusi, uomini, donne e bambini del "campo per famiglie zingare" scelgono di combattere, di difendersi fino all'ultimo respiro. Una vicenda sconosciuta e straordinaria rivive in queste pagine con la forza del racconto orale e consegna alla memoria moderna il ricordo indelebile del tributo spaventoso pagato dai nomadi alla follia della Storia.