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Il diverso, un altrove sospeso tra suggestioni orientali, bisogni catartici e afflati spirituali, si infiltra in tutta l'opera di Hermann Hesse. Riconoscibile e al tempo stesso per definizione sfuggente, la realtà diventa rappresentazione di un mistero prima di tutto interiore in perenne mutamento, che scalfisce la centralità e la certezza stessa della supremazia della visione occidentale del mondo. In tempi di studi multiculturali, problemi di coesistenza fra diverse etnie, delicate questioni di tolleranza, se non addirittura scontri di civiltà, rileggere Hesse significa ritrovarsi faccia a faccia con questa sorta di identità "perturbata", dove ognuno è straniero a se stesso: più instabile, ma anche più aperto a esperienze altre.