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Nel secondo dopoguerra la Banca Mondiale dovette affrontare per la prima volta il problema del sostegno ai cosiddetti paesi in via di sviluppo, trovandosi costretta a riconvertirsi dal sostegno alla ricostruzione europea agli aiuti allo sviluppo nel resto del mondo. Una delle istituzioni attualmente ai vertici dell'economia mondiale attraversò allora una fase di definizione di quali dovessero essere i propri obiettivi e quali i mezzi per raggiungerli. Attraverso la consultazione di materiali d'archivio mai utilizzati prima d'ora, Alacevich indaga sulle istanze culturali, politiche e ideologiche che contribuirono a dare origine alle scelte di politica economica della Banca Mondiale nei confronti dei paesi più poveri. L'autore si concentra anche sul contesto storico nel quale essa si trovò a operare, gli anni in cui il mondo si divideva nei due schieramenti della guerra fredda, in cui nascevano nuovi stati, spesso economicamente arretrati, in cui la politica internazionale postbellica degli Stati Uniti prendeva forma e l'élite finanziaria di Wall Street conquistava inedite posizioni di potere. Nuovo e importante contributo a un ambito di studi piuttosto inesplorato, questo libro permette, attraverso una riflessione storica, politica ed economica, di analizzare le dinamiche interne ed esterne alla Banca Mondiale e di comprendere a fondo la natura dello scontro fra tendenze conservatrici e spinte progressiste che ancora oggi si confrontano al suo interno.