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6 aprile 2009, un terremoto colpisce L'Aquila e una cinquantina di comuni della provincia. Muoiono 308 persone. Per la prima volta nella storia recente delle catastrofi italiane, un sisma investe una città capoluogo, con settantamila abitanti e un centro storico molto esteso (160 ettari) e ancora vitale, che ospitava le principali funzioni cittadine (politiche, amministrative, giudiziarie, economiche) oltre a un'università con venticinquemila studenti, seimila dei quali residenti. Francesco Erbani racconta storie, dà voce a molti protagonisti, indaga su vicende note e meno note, dà conto delle inchieste giudiziarie, scava sotto la superficie della cronaca, analizza i meccanismi dell'informazione, esamina criticamente il periodo dell'emergenza e, soprattutto, le scelte proposte per la ricostruzione e i modi in cui questa si sta attuando. Attraverso la raccolta di dati e le interpretazioni di alcuni esperti, l'inchiesta di Francesco Erbani risponde ad alcune domande che vanno al di là della vicenda specifica e investono il senso della rappresentanza politica. Quanto gli insediamenti nel futuro? Quali saranno i costi, economici e umani di una polverizzazione urbana così accentuata, per nulla mitigata da un centro storico ridotto a un fantasma? Quale è la prospettiva per una città che teme di perdere le caratteristiche di urbanità e diventare un aggregato edilizio, una non-città? La costruzione di new town ha funzionato?