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"A Firenze si assiste alla progressiva trasformazione di luoghi ed edifici, un tempo di uso collettivo, pubblico o addirittura di proprietà comunale, in aree privilegiate di lusso, destinate a un uso esclusivo ed elitario e quindi chiuse, inaccessibili e ipervigilate. Si è è trasformata così questa città in un'unica immensa casa vacanza in mezzo a strade e piazze degradate, dove non si aggirano cittadini ma si affacciano solo i locandieri e i venditori di "oggetti tipici" fabbricati nei vari Paesi del Sud est asiatico, con una conseguente, assoluta desertificazione delle relazioni umane. Non c'è una cabina di regia, un tavolo di elaborazione e di confronto, non un tentativo, malgrado le ingenti risorse portate dal turismo e l'esistenza di un patrimonio edilizio pubblico e privato, di mantenere vivo e abitato, perché solo se abitato sarà vivo, il centro cittadino. Non vi è una visione complessiva della mobilità Manca un'idea del ruolo della città di Firenze nella regione e nel Paese".