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Il libro "La crepa" racconta tutte le peripezie di Elisa, una vera odissea, un viaggio alla scoperta di sé. È la storia molto bella di una donna un po' diversa, che non si adegua alle regole, che non si adatta a un mondo dominato da uomini. Un mondo che non riesce a percepire e ad accogliere la non conformità. Meglio che in un trattato di psicoterapia, sono descritte qui tutte le maniere per guarire il disagio psichico oppure per aggravarlo, anche se con le migliori intenzioni. Da un lato l'etichettatura che imprigiona, la contenzione; la sedazione; l'elettroshock; l'impersonalità del trattamento; l'imposizione della forza, il disconoscimento del malato nella sua unicità; la soppressione dell'autonomia personale. Dall'altro, invece, ciò che guarisce veramente: l'accoglienza per come si è; l'ascolto; il riconoscimento dell'individuo nella sua dignità; spiegazioni chiare al paziente disorientato; l'aiuto a ritrovare il bandolo della matassa; il dare fiducia. Per correttezza devo dire che sono stato fra le persone che hanno affiancato Elisa in questo cammino. È stato per e un privilegio, e credo che averla seguita mi abbia aiutato a comprendere meglio la sua vicenda. Un cammino che comincia con la ribellione, una ribellione irrazionale e disperata. Prosegue con la comprensione: chi sono io? che cosa mi sta capitando? Come posso uscire da questo incubo? Quali sono le mie responsabilità? Poi continua con la scoperta dell'indipendenza in tutte le sue forme: fare le proprie scelte nella vita, ma anche accorgersi di come i progressi vengano realizzati grazie a noi stessi, ai nostri sforzi, ai rischi che siamo disposti a correre, alla volontà di essere liberi e all'invenzione di noi stessi giorno dopo giorno. Un aspetto di tale autonomia lo ritroviamo quando Elisa, a un certo punto, si dice: «Sì, ce l'ho fatta grazie all'aiuto ricevuto, ma soprattutto grazie a me stessa». E sono queste le parole che ogni terapeuta vuol sentir pronunciare al proprio paziente. (Piero Ferrucci, Psicoterapeuta e scrittore)