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Gli spostamenti di Giovanni Granatelli sono i viaggi nei quali l'autore si concede il diritto all'osservazione pacata, mai emotiva ma ricca di umanità, di luoghi, persone, fatti quotidiani. Se il moderno viaggiatore vuole dare un senso al suo scegliere le destinazioni, lo deve fare con disincanto ma partecipe, raccontando anzitutto a se stesso quello che ha visto o del quale è testimone. Sono le città, spesso, la scena del viaggio e degli spostamenti, e lo spettatore/viaggiatore vede come su un palcoscenico gli incontri fra gli "attori" e gli eventi, senza imporre il suo ritmo ma al contrario cercando di fermare l'attimo per comprendere le persone anche solo dai loro sguardi e dai loro movimenti. Le annotazioni di chi scrive possono essere amare come intenerite, sempre intrise di una malinconia che soltanto l'eventuale presenza di chi è caro può stemperare. Viaggiare significa anche muoversi tra le pagine più amate, con i libri che diventano i testimoni e gli specchi necessari per capire come raccontare e raccontarsi, come osservare, interpretare e infine perdersi in storie che, con una leggerezza tutta personale, vengono consegnate ai lettori.