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Fabio De Ninno torna ad arare l'eccezionale archivio storico dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra. Dopo aver fornito nel precedente studio una visione d'assieme, interroga adesso quelle carte esaminando due delle molte tipologie di vittime civili di guerra: i ciechi e i mutilati. Per i civili italiani, fra 1940 e 1945, fu purtroppo tragicamente più facile perdere la vista a causa delle nuove caratteristiche dei sistemi d'arma e delle nuove tattiche di guerra. Coinvolti adesso nella guerra totale, i civili si trovarono a far fronte a bombe d'aereo, mitragliamenti, spezzonamenti, colpi d'arma da fuoco, esplosioni di mine e di munizioni ecc.: una panoplia di situazioni che li avrebbero invalidati per sempre. Ancora più numerosi furono i mutilati di guerra. Quella che era stata una delle conseguenze più vistose e diffuse della prima guerra mondiale fra i combattenti divenne adesso molto frequente anche fra i civili. Civili coinvolti nelle operazioni e che subivano le conseguenze dei combattimenti non solo durante la guerra ma anche dopo che essa fu finita. Tristemente nota la vicenda dei 'mutilatini', cioè di quei ragazzi che nell'Italia postbellica perdevano arti a causa della dispersione in strade e campagne di ordigni inesplosi. La riproduzione di una ricca documentazione originale correda il volume.