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Protagonista di questo libro è lui, theoros, il turista che c'è in me. Un tipo familiare, che viene da lontano, visto che la lingua che gli dà il nome è il greco antico: theoros, colui che partecipa agli eventi per il fatto di assistervi. E ne dà testimonianza. Il mondo di theoros è colto non solo e non tanto nelle sue fattezze, ma attraverso di esse. "Io turista" percorre lo spazio, ma attraversa il territorio. Vede il panorama, ma pensa il paesaggio; registra la località, ma sente il luogo; si impregna di natura, ma vive l'ambiente. Theoros non agisce in base a prescrizioni. Possiede in se stesso le regole del suo comportamento e queste non servono a nulla, se non alla realizzazione del proprio progetto di vita quale uomo-abitante che viaggia, apprende, comunica. Un'opera come questa, un libro sull'etica del turismo, non è un manifesto di virtù, ma solo uno scandaglio sulle condizioni sociali e geografiche in cui quel progetto si elabora e si realizza.