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Nella Milano del 1919, dopo la Grande Guerra, niente può essere più come prima. Il protagonista, un letterato che presenta le sembianze dell'autore, è appena rientrato dal fronte e cerca di reinserirsi nella società civile in tutti i modi, attraverso le molteplici occasioni offerte dalla metropoli moderna: industria, edilizia, pubblicità, intrattenimento, persino politica. Per un verso o per l'altro l'intraprendenza operosa del reduce non ha mai riscontro positivo. Nessun personaggio di romanzo ha mai dimostrato maggior spirito di iniziativa o volontà di adeguarsi ai tempi che cambiano: ma neppure tanto candida ingegnosità nel procurarsi gli alibi più efficaci a riprova della propria emarginazione. L'umorismo di Bontempelli scandisce la progressione verso quella che ha tutta l'aria di essere una catastrofe mediante ritmi svelti e lineari, giocando sul contrappunto ironico di una voce narrante dall'ingenuità acuminata. Il disagio della modernità novecentesca è già tutto racchiuso in questo romanzo del 1920, capace di miscelare indagine socioculturale e vero.