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Sì, sono un turista. Le cose che si raccontano su di me le conosco (quasi) tutte. La più curiosa dice che sarei l'altra faccia del viaggiatore, quella poco presentabile. Il fatto è che abito il mondo da tempo immemorabile, portando in giro l'idea che si possa coltivare un sogno di libertà da una vita obbligante e condividere il piacere generato dalla mutua comprensione tra gli uomini. Vado dappertutto e sono al centro di tutto, in un vortice di capitali, impieghi, tecnologie, organizzazione, creatività. Mi muovo tra potenti dispositivi di produzione e di comunicazione. Sono investito da politiche pubbliche fatte spesso più di esortazioni che di azioni. Nel corso della mia traiettoria storica, sono diventato un personaggio paradossale. Esprimo bisogni e mi nutro di immaginario. Emergo nella coscienza sociale per fuggire dalle costrizioni, e vengo stretto nella morsa di quanti pretendono di farmi capire quando e come e perché devo fare qualcosa o andare da qualche parte. Eppure, scopro che mi fanno colpa di distruggere la territorialità che amo, cancellando i luoghi, sfigurando i paesaggi, distruggendo l'ambiente. Un gioco delle parti è sempre un gioco degli equivoci. Basta saperlo.