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Il libro è una narrazione che profila un John Ford inedito attraverso il dialogo tra la forza delle sue immagini e la potenza inventiva di alcuni filosofi del Novecento: Benjamin, Lévinas, Blanchot, Adorno, Deleuze e Badiou. L'indagine, conducendo l'oggetto della sua ricerca fuori dei confini stabiliti della estetica e della critica cinematografica - contaminando discipline e metodologie differenti -, si annoda su alcuni motivi che formano la tessitura della sua opera: l'incontro con l'altro e la genesi della soggettività, la critica della rappresentazione che svuota di immediatezza la realtà, la comunità, la questione della storia e la guerra. Uno studio sintomatologico che pur non misurando il cinema di Ford con parametri esterni al discorso cinematografico, lo inquisisce nel suo "habitat" sempre condizionante e che, al tempo stesso, lo coglie in quanto risposta ad una determinata situazione culturale e storica.