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Di fronte ad enormi compiti come la difesa dell'ambiente, la lotta contro la povertà, il mantenimento della pace, il benessere delle future generazioni, ci dobbiamo domandare: quale contributo dà l'economia? Fino a quanto influenza le sfide che dobbiamo affrontare? È chiamato in causa il bene dell'uomo, e quindi la teologia morale ha qualcosa da dire. Sono evidenti a tutti il ruolo e il peso dell'economia e della sua razionalità dentro la società e in tutti i settori della vita: politica, cultura, comunicazione, rapporto con la natura... Diventa urgente sapere il più chiaramente possibile ciò che l'economia può provvedere, in positivo, e altresì quando e fino a dove può fallire, producendo in negativo un nuovo asservimento dell'uomo. Come vivere una vita più dotata di senso nell'ambito di una società definita dal consumo? L'agire economico (produzione, distribuzione, consumo...) va considerato quale determinazione di sé da parte del soggetto. E l'imperativo morale viene istituito dal senso umano/interumano dell'esperienza economica: in essa si danno le evidenze etiche della giustizia, della fiducia, della responsabilità, che richiamano l'apertura a un'istanza di senso (il bene), presente e nello stesso tempo trascendente. Tale intenzionalità morale assume modalità differenti nei vari livelli dell'azione economica (micro-, meso- e macrolivello), livelli che devono essere differenziati ma non separati. Il ruolo della morale teologica sta nel discernere e portare alla luce le tracce della Provvidenza di Dio nei beni e nell'attività umana dell'economia, là dove gioca la dialettica tra giusto riconoscimento delle persone, necessità delle istituzioni economiche e adeguatezza delle norme etiche.