Tab Article
Ottant'anni dopo la morte, il personaggio di Charles de Foucauld continua a stupire e a incuriosire ben al di là della stretta cerchia dei suoi discepoli. Perché è andato nel Sahara? Come vi è vissuto e che cosa vi ha fatto? Definito volta per volta monaco, missionario, eremita, scienziato e persino emissario coloniale - a sentire i commentatori di quell'epoca - la sua immagine è rimasta impressa da questi cliché semplicistici. Lungi da tali riduzioni, la presente biografia del Foucauld sahariano - che copre il periodo che va dal 1903 alla sua morte nel 1916 - più che il percorso ultimo di una vita, descrive il compimento di un destino fuori dal comune. È un racconto storico che mette l'accento su due assi fondamentali: l'importanza del suo contributo allo studio della cultura tuaregh e l'adattamento della sua vocazione apostolica a questo mondo tuaregh islamizzato. In questi due campi Foucauld ha chiesto invano dei rinforzi: insuccesso che ha comportato una patetica solitudine, a dispetto delle amicizie allacciate per esempio con il generale Laperrine e con Louis Massignon. D'altronde, al di là della morte, la solitudine è cessata. Oggi una ricca discendenza di vocazioni ha risposto al messaggio di Foucauld, che nondimeno viene riconosciuto dagli africanisti come un grande specialista del settore. Ebbene l'opera di Serpette invita all'incontro con questo precursore straordinariamente moderno, attraverso l'evocazione della sua vita quotidiana nel deserto.