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Lo Hajj, il viaggio annuale alla Mecca sulle orme di Maometto che ogni fedele deve compiere almeno una volta nella vita, è per molti versi il Pellegrinaggio nella sua più pura immagine. Comunione con Dio, identificazione con il Profeta, realtà di fratellanza fra tutti i fedeli, rappresentazione vivente della persona umana come viandante per condizione esistenziale. E comunque questo fu agli occhi affascinati di avventurosi europei che videro nel viaggio alla Mecca la metafora più espressiva di quella civiltà. A questi viaggiatori, che vivacemente lo narrarono, attraverso peripezie rischiose a volte della vita, dobbiamo la conoscenza dello Hajj più che alle stesse fonti arabe. "In questa raccolta di testi di viaggiatori occidentali alla Mecca - scrive il curatore Attilio Brilli - si passa dal linguaggio cinquecentesco, sapido e arguto di Varthema, a quello relativamente povero e disadorno dello schiavo Pitts o del rinnegato Finati; e si può lasciarsi catturare dallo sguardo indagatore e sornione di Alì Bey, o seguire quello freddamente documentario di Snouck Hurgronje. Sulla vasta gamma di testimonianze risalta, per un verso, la straordinaria capacità di sintesi di Burckhardt, alla quale contribuiscono la lunga familiarità con il mondo orientale e l'ipotetica conversione all'Islam; per l'altro, la vena narrativa di Burton, grande tessitore delle avventure che incontra con la carovana dei pellegrini e nel soggiorno alla Mecca."