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"Gandhi - scrive Gianni Sofri - parte per l'Inghilterra induista, è vegetariano, ma più per rispetto di una tradizione familiare che per una convinzione profonda. È a Londra, capitale tumultuosa di un mondo globalizzato, che riscopre la propria identità e diventa un vero indiano". Quale dei due mondi culturali ha più influito sulla formazione di Gandhi: l'India con le sue tradizioni e il suo pensiero religioso, oppure la cultura in movimento (oggi la definiremmo "alternativa") con la quale Gandhi entrò in contatto a Londra? Ed è poi giusto separare così nettamente Oriente e Occidente, prima della fase recente della globalizzazione? La formazione di Gandhi è un prezioso paio d'occhiali per guardare a questo problema. Vi contribuiscono scrittori e pensatori, oltre che indiani, inglesi, russi, americani: Tolstoj primo fra tutti (il carteggio fra Tolstoj e Gandhi è qui riprodotto in un'Appendice). E anche Giuseppe Mazzini, che molto influenzò i nazionalisti indiani. Le idee non nascono solo dai libri, ma anche da esperienze personali e incontri diretti. Nel caso di Gandhi e della nonviolenza, dall'incontro con l'estremismo e il terrorismo di una parte del nazionalismo indiano, e dalla consapevolezza del potenziale di violenza di quella società. Queste pagine facilitano la comprensione dei percorsi odierni di quello che sarà, tra pochi anni, il Paese più popolato del mondo.