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"Si tratta di una serie straordinaria di personaggi, straordinaria nel bene e nel male, una galleria che raramente s'è vista concentrata in una sola fase storica". Questo racconto-inchiesta sul '56 ha due fuochi: uno, il rapporto Krusciov al XX congresso del Pcus, con il seguito rischioso e i cupi precedenti della destalinizzazione; l'altro, la rivoluzione di Ungheria, e l'ottusa e brutale invasione a Budapest da parte dei carri armati del Patto di Varsavia, cui servì da utile contraltare, o cortina fumogena, l'altrettanto ottusa aggressione di Suez contro Nasser, di marca anglo-franco-israeliana. Un anno terribile, uscito da una sequela di fatti segreti (il complotto per annichilire la rete di Beria, il disporsi guardingo dei diversi dirigenti con al centro Krusciov, l'inchiesta sul dispotismo staliniano e i suoi dati impensati, i rapporti dentro l'internazionale comunista e con l'Occidente, la rivolta di Berlino, il compromesso di Varsavia, la crisi di Suez). Un torrente di eventi iniziato dal momento della morte grottesca di Stalin nella sua dacia, dai quali il 1956 non si può separare, come non lo si può dai nostri anni, taglio radicale tra due epoche "verso una diversa complessità". Volcic ricostruisce questi vincoli e queste concatenazioni di causa e di tempo con il temperamento narrativo del grande giornalista che conosce le accelerazioni e i rallentamenti di un'inchiesta e che sa unire la tensione e l'oggettività con la vivida immediatezza di chi fu testimone.