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L'interesse che suscitano le imposte di scopo va generalmente ascritto a due ordini di vantaggi: quello di rendere più evidente agli occhi dei contribuenti il collegamento tra imposte e spese, permettendo così un maggiore controllo sull'operato dell'ente pubblico, e quello di obbligare il governo locale a spendere effettivamente il gettito riscosso per offrire quei beni a cui lo stesso è stato destinato. Ampiamente sperimentate nel passato, esse sono via via state superate per essere recentemente recuperate dalla legislazione più recente anche al fine di assicurare nuovi strumenti di entrata agli enti territoriali. Dopo la legge finanziaria per il 2007, la possibilità di istituire tributi di scopo è stata, infatti, espressamente riconosciuta dalla legge delega n. 42 del 2009 e dai decreti legislativi attuativi nn. 23 e 68 del 2011 a Regioni, Province e Comuni. Tra gli scopi istituzionali che la normativa ammette vanno richiamati la "realizzazione di opere pubbliche e di investimenti pluriennali nei servizi sociali" e il "finanziamento degli oneri derivanti da eventi particolari quali flussi turistici e mobilità urbana". Il presente volume analizza tale modello di prelievo alla luce delle nuove disposizioni, considerando i diversi problemi interpretativi che pure si pongono e le opportunità di prelievo offerte agli enti territoriali. In appendice sono riportati, oltre alla disciplina fondamentale in materia, schemi di regolamenti e pronunce giurisprudenziali.