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La volatilità dei capitali in cerca di atterraggio, la moltiplicazione dei decisori e dei detentori di poste, le incertezze sull'effettiva mappa della domanda, la necessità di far leva sul capitale privato per l'esaurirsi delle risorse pubbliche, le esigenze di una partecipazione attiva e non limitata all'ascolto, e, infine, ma non per importanza, la conversione delle strategie urbanistiche dall'espansione al riuso e dal consumo alla sostenibilità, sono tutti fattori che tendono a spostare il contenuto del piano urbanistico verso progetti mirati, valutazioni ex ante, procedure negoziali. Perequazione e compensazione, nelle loro diverse possibili applicazioni, così come tutta la logica del piano "a geometria variabile", implicano la trasferibilità e la commerciabilità dei diritti edificatori. Meccanismo legittimo a parere di molti giuristi ma non esente da rischi se non radicato in una inoppugnabile documentabilità (o, come si direbbe oggi, "tracciabilità", soprattutto in ordine agli asservimenti di terreno) e se non sostenuto da un efficiente sistema di valutazione degli stati di fatto e di diritto. E, non si dimentichi, in mancanza di una specifica legislazione nazionale. In questo contesto e da queste premesse si snoda il volume, che muove dall'ampia casistica di strumenti di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) che oggi consentono la realizzazione di interventi pubblici con risorse private.